
Scopriamo il primo ospite del secondo ciclo di Bring Forward, Alvar Aaltissimo, che sarà con noi mercoledì 15 novembre alle 18.30 nella rassegna a cura di Paolo Casicci.
Bring Forward. Parole dal futuro riparte il 15 novembre con Alvar Aaltissimo. Paolo Casicci, il curatore della rassegna di talk pensata per QIAD, sarà in dialogo con Alvar Aaltissimo.
Ma chi è esattamente questo personaggio ormai mitico con un enorme seguito nei social network e che sembra avere trovato la chiave giusta, tra satira e ironia, per raccontare l’architettura al grande pubblico?
“Alvar Aaltissimo, nella definizione ufficiale del vocabolario, è un progettista architettonico del XXI secolo. Incarna quindi, virtualmente, tutte le peculiarità – positive e negative – degli architetti progettisti contemporanei. Questo personaggio si manifesta sui social e su supporti desueti (ad es. libri), con progetti e ricerche con cui si firma e di cui rivendica la paternità assoluta. Esempi sono Case Milanesissime e Stanze Bolognesissime, ricerche sullo status quo della situazione degli affitti nelle città italiane; oppure la serie di progetti-soluzioni per fronteggiare la pandemia da Covid-19, come il Supermercato per una sola persona e il Progetto per il salvataggio dell’Estate 2020. Lo pseudonimo Alvar Aaltissimo è stato scelto perché sarà sempre primo negli indici in ordine alfabetico. Anche prima di Alvar Aalto”.
Chi è invece Fabrizio Esposito?
“Fabrizio Esposito è il tirocinante a tempo indeterminato di Alvar Aaltissimo. Esegue e rappresenta le idee del suo capo e ogni tanto presenzia a manifestazioni e incontri pubblici a cui Alvar Aaltissimo è invitato. Ogni tanto dice anche la sua”.
Quando hai capito che la satira poteva diventare una chiave formidabile per raccontare l’architettura?
“Se possiamo parlare di una folgorazione sulla via di Damasco, direi durante la visita alla mostra Arte e Architettura Radicale tenutasi al PAC di Milano nel 2015. Erano gli anni in cui ero completamente immerso nella disciplina architettonica chiusa all’interno dei (bravissimi e tuttora fascinosissimi) Terragni, Figini Pollini, Cattaneo. Di questa mostra mi colpì la capacità di descrizione di una visione attraverso le forme del Design, ma nel particolare una serie di disegni e progetti intitolati Salvataggi di Centri Storici Italiani: Italia Vostra, dove il tema del salvataggio dei centri storici veniva “risolto” attraverso operazioni radicali ad hoc: Firenze completamente allagata e visitabile solo in barca, Venezia cementata e di nuovo carrabile, Milano coperta da una teca di acciaio e vetro antismog, il centro di Roma ricoperto di macerie di scavi archeologici. Questo tipo di visione e di narrazione mi ha aperto un mondo che coniuga la progettazione con la messa in crisi di problemi legati alla contemporaneità, in opposizione a un’inerzia che caratterizza la professione odierna. Successivamente ho quindi approfondito degli autori che hanno utilizzato la capacità ironica e satirica come strumento di progetto: Piero Portaluppi, Cini Boeri, John Hejduk, Andrea Branzi, Gruppo 9999 e diversi altri. Poi ho cercato di coniugare la mia passione per il mondo della memetica e dei linguaggi contemporanei dei social: da qui è nato Alvar Aaltissimo”.
Che cosa rispondi, oggi, a un amico che vuole diventare architetto?
“Questa domanda è troppo seria e bisognerebbe scriverci un libro in proposito. La primissima cosa che però mi viene in mente è di non recintarsi all’interno dei dogmi della disciplina che incontra nell’Università: personalmente ne riconosco i valori all’interno della formazione di un architetto, ma non credo debbano essere perseguiti formalmente in maniera religiosa. La seconda cosa, non legata solo all’ambito architettonico, riguarda la consapevolezza dell’importanza della propria professione e della presa di coscienza di quali retribuzioni economiche e condizioni contrattuali richiedere e pretendere, sia a clienti che a colleghi”.